space economy

Al via la seconda generazione di Galileo: Thales Alenia Space in prima fila

Il gruppo italo-francese fornirà sei dei dodici nuovi satelliti per il sistema europeo di posizionamento: 722 milioni di euro il valore del contratto

di Leopoldo Benacchio

Ansa

4' di lettura

Tutti gli attori più importanti della scacchiera mondiale hanno ormai il proprio sistema di satelliti per il servizio di posizionamento globale e tutti cercano di stare al passo degli altri e migliorare.

L'Europa è in testa al gruppetto, una volta tanto, con il sistema di satelliti Galileo, che ora inizia con la seconda generazione tecnologica e operativa, cui l'Italia darà un contributo fondamentale partecipando, con Thales Alenia Space, alla costruzione di sei dei dodici nuovi satelliti previsti: 772 milioni di euro il valore del contratto siglato il 3 marzo.

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Il sistema di posizionamento globale lo chiamiamo oramai familiarmente Gps, anche se questa è la sigla del primo che fu disponibile, una costellazione di satelliti americana nata per scopi militari e civili e che, per anni, è stato l'unico disponibile, anche per noi comuni cittadini.

Ha meriti quindi, ma anche problemi: in caso di guerre, per esempio, gli americani possono oscurare il segnale criptandolo anche per gli alleati se serve. Per questo i russi hanno fatto il loro Glonass, con storia diversa: prima solo militare e ora aperto al civile, i cinesi hanno il loro Bei Dou, sistema di 59 satelliti completato nel 2020 e iniziato vent'anni prima. Nato regionale, con quattro satelliti e ora, in tempo record, diventato globale dimostra che il Paese del Dragone è a tutti gli effetti il contendente principale, come tecnologia e velocità di realizzazione, di Usa ed Europa.

Altri Paesi si stanno attrezzando, ad esempio la Corea del Sud ha un programma a due fasi: prima migliorare localmente il segnale, con una tecnica già usata dagli Europei sia per il Gps che per il sistema Galileo, tanto che partner sarà proprio Thales Alenia Space, poi farà partire la fase due.

Sono previsti tre satelliti coreani in orbita geostazionaria, a oltre 30.000 chilometri dalla Terra e che ruotano con essa rimanendo quindi sempre sopra lo stesso punto, e altri quattro che invece staranno in orbita bassa, sotto i 1000 chilometri dal suolo.

L’utilità del posizionamento

Il sistema di posizionamento globale è per gli Stati indispensabile e per noi un compagno di vita quotidiana: ci accompagna nello smartphone, ci indica la latitudine, longitudine, altezza sul mare, l'ora con precisione atomica, ma ci permette anche di ritrovare la macchina, permette al camioncino del latte o al taxi o al porta valori di essere seguito continuamente, per non parlare di navi e aerei, insomma non se ne può proprio fare a meno e la lista di applicazioni sarebbe infinita.

Una curiosità, per avere un'idea di quel che c'è sulle nostre teste si può montare sullo smartphone una app per la verifica del sistema, per esempio “Gps test”, e vedere, se si ha uno smartphone aggiornato, che anche nel profondo di una valle dolomitica il nostro cellulare riceve segnale e dati da una decina di satelliti americani, una decina di satelliti europei Galileo, un paio di Glonass, e sei satelliti cinesi. L'esempio è reale.

Quel che c'è da dire oggi è che è proprio bello che l'Europa, con il progetto Galileo, che è della Commissione Europea che utilizza l'Esa, l'Agenzia spaziale europea, come importante braccio ma solo tecnologico esecutivo, sia in cima alla classifica di questi sistemi per precisione e servizi.

Galileo come progetto è stato avviato nel 2003 ed è operativo dal 2016, prevede una costellazione di trenta satelliti su tre diverse orbite e garantisce oggi servizi di navigazione a ben due miliardi di utenti nel mondo.

Dati dal cielo per tutti

E questo forse è il dato di maggior importanza civile e geopolitica. I servizi solo civili della prima generazione riguardano un po' tutti i campi della vita moderna, dalla sicurezza del trasporto aereo, marittimo e ferroviario, ai settori bancario, energetico, assicurativo, delle telecomunicazioni, del turismo e agricolo e contribuisce al sistema internazionale di ricerca e soccorso e disporrà di un segnale criptato con accesso controllato.

Ognuno di noi può fare business, se vuole provarci, partendo dai dati Galileo, come si fa per esempio con i dati meteo, rilasciati dall'Unione in modo gratuito e rivenduti mille volte con servizi aggiuntivi.

I prossimi sei satelliti avranno nuove capacità basate su tecnologie altamente innovative, le antenne saranno configurabili a seconda dei bisogni dell'utenza o del cambiamento di assetto e tecnologia, i singoli satelliti si potranno parlare, la propulsione in orbita sarà completamente elettrica e tutto questo contribuirà a migliorare la già elevata precisione del sistema Galileo, nonché la robustezza e la resistenza nel tempo delle caratteristiche del suo segnale.

Tutte caratteristiche che saranno fondamentali per il prossimo decennio digitale, così come per la sicurezza e per gli usi di difesa.

«Più robusti, più affidabili e cyber-protetti, i satelliti Galileo di seconda generazione offriranno agli utenti una maggiore disponibilità del servizio», ha dichiarato Massimo Comparini, ad di Thales Alenia Space Italia che ha ricordato come questo sia possibile grazie alle capacità di progettazione, utilizzo di tecnologie digitali e up-stream all'avanguardia con centri di competenza in Italia, Francia, Spagna e Belgio.

Orgoglio anche da parte di Alessandro Profumo, ad di Leonardo, che partecipa con il 37% a Thales Alenia Space, mentre il 67% è detenuto da Thales. Nell'affidamento di questa importante tranche di contratti si vede «un'ulteriore dimostrazione di come Leonardo e le sue aziende, contribuiscano a sostenere l'indipendenza strategica dell'Europa. Spazio, digitale e cyber security, intelligenza artificiale e cloud sono solo alcuni degli ambiti che vedranno Leonardo sempre più impegnata con l'obiettivo di produrre benefici concreti per i cittadini e per la competitività dell'Europa».

La prossima volta che chiediamo al navigatore di portarci in vacanza, speriamo sia presto, un poco di orgoglio nazionale non guasterebbe insomma.

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